08 settembre, 2016

Inno alla cultura

Per qualche giorno non visiterò il pollaio. Salvo imprevisti tornerò il diciannove settembre. Il diciannove l'ho sempre messo tra i numeri buoni, da non disprezzare. Ho avuto delle buone cose dal diciannove, stavolta tornerò nel pollaio e chissà che non troverò ad attendermi una bella sorpresa. Speriamo, non costa nulla.
Una mia amica ha scritto su FB questa frase: "Molte persone sono vive perché è illegale sparargli".
Come darle torto? È la pura verità. Se si rimuovessero certi ostacoli, suppongo che il mondo diverrebbe in breve scarsamente popolato. I sopravvissuti dovrebbero fare i conti con una popolazione piuttosto vivace, aggressiva e determinata, una rivisitazione del "tutti contro tutti" che giocavamo nel cortile sotto casa quando il pallone era uno e i ragazzini non avevano voglia di organizzarsi, ma solo di tirare calci e correre fino allo sfinimento. Bello.
Su quella frase si può ragionare molto. È una frase preziosa che racchiude molte riflessioni. Il senso di una società, della civiltà stessa, dei nostri istinti, della difficoltà di procurarsi un'arma. È assurdo dover arrivare negli Stati Uniti per poter acquistare una bella automatica da scaricare con gaudio contro qualcuno inerme. Ma quando ce lo esportano questo progresso? #marinovattene
Poi vorrei capire se c'è qualche scorciatoia per aggirare la legge, qualcosa di facile. Cercherò un video su iutubb, tanto lì c'è un esempio per tutto, e una buona parola per qualcuno. Magari non si può sparare, ma sequestrare e torturare fino alla morte sì. In Egitto lo fanno e hanno una cultura molto più antica della nostra. Qualcosa vorrà dire; bisogna sempre tenerlo presente, senza farsi prendere dalle emozioni. Anubi, illuminaci!
Comunque è una frase importante, mi suggerisce che siamo liberi e non lo siamo per lo stesso motivo: regole. Quelle che limitano me, ma anche Ndrondrone (per quelle che riesce a capire, un po' come Di Maio).
Dopo ore di andirivieni isterico, si è seduto. Pensavo che non l'avrebbe fatto più. La pressione sale e ripenso a quella frase, è un pensiero circolare, di quelli fastidiosi come il motivetto idiota che ti resta in mente dopo averne ascoltato pochi secondi facendo zapping alla radio: "L'estate sta finendo, andiamo a comandar!" #scusagiuniscusa
Stamattina ho precisato su FB che io non affronto la politica né il resto della mia vita come un tifoso. Che cerco di essere il più libero possibile, soffrendo tuttavia le regole che mi impediscono ancora di liquidare Ndrondrone. Resetto ogni mattina, senza dimenticare, ma riparto, valuto e scelgo sulla base di ciò che vedo. Il mio problema, e per un momento non sono ironico, è che ho grandi problemi di memoria e faccio fatica doppia o tripla a considerare un evento, perché devo ricostruire molto di ciò che ho dimenticato per giungere a una conclusione di cui mi senta un minimo confidente. Mi succedeva già a scuola, ma chiedetemi qualcosa su un film degli anni '50 o su un disco del '72 e vi stupirò. In pratica ho la miglior memoria inutile della mia generazione.
Tornando al tema, disprezzo questo metodo del like o not like su qualunque tema, anche sul tema del like o not like. Questa esigenza di semplificazione la stanno inculcando, più o meno volutamente (#complottounisciipuntini), attraverso strumenti che proliferano sotto la pelle della coscienza (un discorso che necessiterebbe di un approfondimento a parte). È una semplificazione che allarga il bacino (come la legge Gasparri), che accoglie i meno preparati, che legittima i pensieri più superficiali. Crea curve da stadio ovunque. Umberto-mberto-erto-to aveva ragione.
Il problema non è soltanto l'assurdità di dover dividere tutto in buono e cattivo, bello o brutto. Bambini di tre anni sanno già andare oltre questa concezione ed è quindi facile intuire quanto sia degradante riportare a questo stadio degli adulti. No, questo allargamento esploso sul web (ma in rapido trasferimento anche fuori da esso) suggerisce, a mio parere, una dimensione ancora più terribile, si sta concretizzando la realizzazione dell'individuo nella misura in cui esprime la propria posizione su qualunque cosa o contro qualunque cosa e, nella punta più estrema, in una battaglia continua contro chiunque la veda in modo differente.
Alle 7:30 di mattina leggo post asprissimi pubblicati da persone che stimo, che si svegliano e si affannano a sottolineare per la milionesima volta, spesso con parole di altri, quanto siano pro o contro qualcuno/qualcosa. Cazzo, non è necessario, non quanto il caffè, comunque. E non cambia nulla questa infinita definizione. E non è mai tutto nero o tutto bianco. Solo Ndrondrone è tutto scemo.
Inspirate, contate fino a tre, espirate. Pensate che si può cogliere il meglio da tutti e non trovare il peggio in tutti.
Mi piacerebbe, come a tutti, avere una classe politica che pone sopra ogni cosa la dignità della singola persona. Che persegue la crescita della nazione attraverso l'educazione. Perché l'educazione genera tutto: benessere, civiltà, rispetto, accoglienza e, ovviamente, una classe politica migliore della precedente. Mi piacerebbe, appunto.
Ed è per questo motivo che l'unica battaglia che per me avrà sempre ragione di essere combattuta è quella all'ignoranza, perché tutto può essere ricondotto a quello. Gli errori e gli orrori commessi in nome di qualunque cosa, sfruttano l'ignoranza. La politica sfrutta l'ignoranza, le religioni lo fanno. Lo dice la storia. A un popolo colto, che non si tatua "vaffanculo culo moscio" in cinese senza accorgersene, non interessa metterti il pollice su FB, ma votarti o cacciarti via col voto. Non gli racconti che l'acqua è asciutta se hai finito gli asciugamani. Preoccupiamoci di conoscere, perché conoscere è anche saper riconoscere.
Perché l'unica vera assoluta libertà passa per la conoscenza. Perché un mondo in cui tutti, ma proprio tutti, avessero l'accesso alla conoscenza, sarebbe un mondo in cui il cattivo si vedrebbe come uno stronzo di cane sulla neve e a cui potremmo rivolgere la canna della pistola per un esilio, quello sì, senza indulgenza.

Come dicevano i Clash: "We're against ignorance". Cazzo, aggiungo io.

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