28 ottobre, 2010

Under "Underworld"

Nonostante la mia testardaggine, da almeno un paio di anni mi sono concesso la possibilità di lasciare i libri a metà.
Nella maggior parte dei casi questo succede se le opere si rivelano deludenti, false o, più semplicemente, scadenti. Per trentotto anni - fatta eccezione per i primi tentativi di completare "Gente di Dublino" (cosa che poi mi è riuscita con somma soddisfazione) - non mi ero mai fatto sconti: se iniziavo a leggere, dovevo finire.
Il problema è che da metà agosto sono inchiodato in un terribile limbo. Il libro che sto leggendo, circa 900 pagine, è a tratti di una bellezza sorprendente, malgrado questo non scorre neanche mettendolo su uno scivolo con 30 gradi di pendenza.
Il libro è "Underworld" di Don De Lillo. Un libro straordinario, un quadro magistrale della società americana degli ultimi 50 anni del secolo scorso. Intrecci su intrecci e un filo sottile che percorre le vicende e le collega alla perfezione. Ci sono pagine e passaggi che fanno venire i brividi, una varietà stilistica da fare invidia contorna in modo incisivo ogni parte, aderendo ai personaggi e alle loro storie come un guanto.
La difficoltà, almeno per me, è la lentezza e la densità che ogni frase contiene e sottende. E' un libro che impegna ogni neurone del lettore, che non si può leggere per mettere pagine in cascina. Bisogna prestare attenzione, investire energie. Ad averlo saputo, con tutto lo smisurato rispetto per un autore di questo livello, l'avrei lasciato sullo scaffale per qualcuno più robusto di me.
Ma non lo chiuderò, sono rimaste meno di cento misere pagine, è una questione di principio. Se non schiatto prima, arriverò all'ultima riga!

Sembra assurdo, ma lo consiglierei a chiunque me lo chiedesse...

6 commenti:

Glauco Silvestri ha detto...

Non sono molti i libri che ho lasciato a metà. Quando succede, lascio comunque il segnalibro nella speranza che giunga un momento tanto ispirato da spingermi a riprendere la lettura.

Ammetto però che quel momento d'ispirazione non è ancora giunto. ^_^

Ferruccio Gianola ha detto...

Paragono De Lillo un po' a Wallace e affrontare autori del genere non è semplice. Come tu scrivi i loro lavori (lo penso per entrambi) pur essendo straordinari sono scritti con un tale piglio e precisione di vocaboli, frasi e strutture narrative che leggerli e come vedere certi film: è sufficiente perdere una sequenza per non capirci più nulla...
Auguri per la lettura Strumm :D

Strumm ha detto...

@Glauco: non riesco a lasciarci il segnalibro e purtroppo certi libri non ti consentono una lettura a puntate...

@grazie per gli auguri, ce la farò!

gelostellato ha detto...

Pazzo!
Io forse farei come ho fatto con Celine
Lettura d'estate
con in mezzo altri libri per staccare
ma no
non seguirò il tuo consiglio :)

Il grande marziano ha detto...

Anch'io l'ho finito strisciando sui gomiti. Secondo me la colpa è un po' del fatto che almeno 1/3 delle pagine sono "non-così-necessarie" e un po' della labilità del filo conduttore, che dovrebbe spingere sulla storia, ma che troppo spesso non lo fa.

Strumm ha detto...

@Il grande marziano: quando affronto questi autori e questo tipo di narrativa, ho timore di giudicare non necessari passaggi e pagine. In realtà tutto contribuisce all'affresco complessivo, il problema semmai è che questo tipo di scrittura sfugge a quella più essenziale, diretta e "tecnica" cui sono più abituato.
Ciò non toglie che poi striscio per arrivare all'ultima pagina. :D