19 agosto, 2016

La quadratura del cerchio

Oggi è giorno di Solidarietà in ufficio. Di 18 agosto, quando la quasi totalità dei dipendenti è in ferie, significa che il comprensorio, il palazzo, il piano, il corridoio e le stanze sono vuote. Quasi tutte, ça va sans dire, nella nostra siamo cinque su 12.
E indovinate Ndrondrone?
Alle 8:00 bruciava chilometri e tabacco fuori dell'edificio. Alle 8:02 mi frantumava i gioielli in stanza. Alle 8:05, dopo l'ennesima uscita/entrata/uscita dalla stanza chiedeve se avessimo caldo (l'aria condizionata era già a palla da chissà quanto). Quando gli è stato risposto di no da un mio garbato collega, ha esclamato "Allora sono io. Si vede che non mi sento bene".
"Vai a casa, se stai male" gli è stato risposto con serenità.
"Eh no, e che mi prendo mezza giornata di ferie?"
"No, ti metti in malattia, se stai male".
"No, no: che malattia!"
E ha ripreso a passeggiare in stanza, ho ringraziato il destino che non mi ha reso disponibile un bazooka in quel preciso momento.
Comunque, più tardi, è saltato fuori che per il terzo o quarto anno consecutivo, ad agosto, lui ha terminato ferie e permessi... No, non scherzo: ha terminato tutto. Di solito accade a luglio.
La settimana scorsa il personale gli ha autorizzato un giorno di ferie extra. Ben inteso: è stato ancora lui a rendere noti i suoi cavoli al mondo intiero.
Il giorno di ferie extra altro non è che un anticipo sulle ferie dell'anno successivo. E' un meccanismo semplice, chiedi e ti sarà dato. Molto cristiano.
Così, ragionando oziosamente su questa logica, abbiamo concordato sul fatto che il personale ha tutto da guadagnare da questo metodo. L'anticipo ferie è garantito dal TFR ed è un credito per l'azienda.
Certo, l'assenza straordinaria dall'ufficio potrebbe recare qualche ripercussione operativa, ma anche sotto questo aspetto — con il Ndrondrone — c'è solo da guadagnarci.
In realtà abbiamo dedotto, a seguito di sapienti elucubrazioni e complesse simulazioni al computer (basate quasi interamente su tabelle pivot e macro excel) che se intensificassimo questa abitudine, se la estremizzassimo, se si riuscisse a convincerlo che una richiesta massiva e sistematica di ferie anticipate non potrebbe che fargli bene, avremmo trovato la soluzione ad almeno tre questioni gravose e impellenti (ragioniamo su qualche decennio di ferie).
1) lui potrebbe godere di più tempo fuori dell'ufficio per ritrovare la serenità perduta e dare il giusto spazio ai suoi più nobili interessi (ora non è il momento di perderci in dettagli, ma la degustazione di veleni potrebbe essere una splendida occupazione)
2) l'azienda recuperebbe, attraverso il credito accumulato, parte del mastodontico debito che l'affligge. In conseguenza di ciò potrebbe decadere l'esigenza dell'istituto della Solidarietà e potrebbe essere restituita, con la giusta gradualità, una serie di privilegi per tutti i dipendenti
3) last, but not least: le probabilità che mi tramuti in un truce assassino (stile Canaro) verrebbero azzerate in pochissimo tempo. Come si dice: "lontano dagli occhi, lontano dalle palle".

Se oggi applicassero la logica preventiva di "Minority Report" il mio nome uscirebbe con costanza e ineluttabilità a ogni estrazione. Estraiamo lui e s'abbracciamo.

Dio salvi la regina!


Note: senza i miei colleghi non sarei mai riuscito a dimostrare che ce la possiamo fare. Un grazie anche alla suola in gomma che oggi silenzia la camminata del Ndrondrone.

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