12 gennaio, 2011

Le nuove catene di Sant'Antonio

Capita di avere tra gli amici, rompicoglioni come Gelo. Intendiamoci, non è colpa sua, ognuno nella vita ha gli amici che si merita e che si sceglie, non è come con i parenti che arrivano con tutto il pacchetto.
In ogni caso certi amici scassano. Mi trovo una mail in cui Gelo mi annuncia di avermi "memeizzato" (ditemi se vi sembra un termine che un direttore di collana serio possa utilizzare) nel suo blog.
E sono pure in buona compagnia, ma comunque ho provato lo stesso prurito fastidioso di quando mi "taggano" sul faccialibro, specie quando il tag è in post o fotografie in cui io non c'entro una mazza.
Verrà mai in mente agli euforici entusiasti digital-navigatori d'occasione che uno che non usa il suo vero nome e non pubblica sue foto su internet, non ama essere intrugliato troppo? Eh no, t'ho taggato in "la nuova ricetta del ragù alla bolognese della Clerici"...
Comunque Gelo mi è simpatico, lo stimo e sebbene dica che non aggiorno mai il blog anche quando non è vero, due righe gliele dedico volentieri.
Nel post precedente avevo omesso un simpatico risvolto della mia vacanza alpina: il cenone di Capodanno.
Faccio presente che in quarant'anni di onorata attività non avevo mai partecipato ad alcun capodanno celebrato in luogo pubblico, a nessuna festa da ballo, a niente che fosse vagamente mondano.
Dall'adolescenza in avanti ho trascorso i miei brindisi sempre tra amici, in occasioni più o meno alcoliche e più o meno stravaganti, ma sempre tra facce conosciute.
Quest'anno, stando in albergo, non potevo esimermi dall'esperienza.

L'albergo, un falsissimo quattro stelle che neanche Filini dell'ufficio sinistri avrebbe potuto prenotare (chi volesse evitarlo può contattarmi in privato che gli do i dettagli), ci aveva propinato buffet pericolosi fino al 31 a pranzo. Roba radioattiva e triste come la mensa del Cardarelli. Così inquietanti da farmi attivare la sicura modalità "mensa": riso in bianco, formaggi confezionati, frutta da sbucciare, etc. etc.
Ma la sera del 31 tutto è cambiato. La sera del 31, senza avvisare nessuno né mettere indicazioni nella hall (forse perché ci si giocava allegramente a ping pong sui tavoli), il ristorante ritardava l'apertura di un'ora. Questo scatenava un aumento spasmodico della fame degli ospiti, molti di ritorno da lunghe ed estenuanti giornate sulle piste) e favoriva un assembramento pericoloso all'ingresso della sala stessa.
Ma era la sera del cenone, ai tavoli avevano addirittura cambiato le tovaglie bisunte e collocato una bottiglia di vino rosso dalla provenienza vinicola sospetta.
E poi: buffet di antipasti sontuoso, ma intoccabile. Gli ospiti che entrando, dopo un'ora di attesa, avevano azzardato a riempire i piatti, erano stati più o meno cordialmente invitati ad attendere, perché dovevano essere scattate le foto...
Quindi, dopo questo ulteriore rinvio, si poteva cominciare ad azzannare il cibo in bella mostra. Peccato che si era creata una tripla fila e che, prima di una ventina di minuti, fosse difficoltoso anche arrivare in zona.
Ma le sorprese vere dovevano ancora venire: come nel più pacchiano dei matrimoni anni '90, ogni portata veniva introdotta da luci soffuse (l'effetto era facilitato dai numerosi faretti fulminati), un accenno di musica di sottofondo e il corteo di camerieri che sfilavano dalle cucine e andavano, prima a depositare le fiamminghe sul tavolo centrale, poi a servire le stesse tavolo per tavolo.
Lo spettacolo era già patetico di suo, soprattutto se rapportato al livello infimo dei giorni precedenti, ma diventava senza dubbio ridicolo se si coglievano le conversazioni scambiate tra il capo-cameriere e i suoi collaboratori. Con accento molto marcato si potevano ascoltare veri e propri cazziatoni, carichi di pesanti offese e di rimbrotti ruvidi. Noi, che avevamo a favore anche l'ingresso/uscita della cucina, abbiamo anche notato il piluccamento ripetuto dei camerieri direttamente dalle fiamminghe o dai piatti nell'attesa che gli venisse ordinata l'uscita in sala. Raccapricciante.
Infilati tra i cibi, in perfetto stile San Silvestro, c'erano anche le girandole accese, e un cameriere ha rischiato l'autocombustione quando le scintille hanno scatenato un piccolo incendio su un lato del grosso vassoio. L'abbiamo avvisato, nonostante fossimo tentati di lanciargli contro un bicchiere d'acqua.
Senza scomporsi, lo sventurato professionista, è riuscito a domare le fiamme. E con calma ascetica ha sistemato le cibarie (per un quarto carbonizzate) sul tavolo assieme alle fiamminghe integre. D'altronde c'è chi ama la parte più bruciacchiata.
Quando abbiamo individuato il direttore di sala, ogni tassello è andato al suo posto. Abbiamo realmente e definitivamente compreso tutto l'insieme (posso fornire dettagli). Ora conosciamo la strategia imprenditoriale che muove quell'albergo e non possiamo biasimarli per le loro scelte. Vi lascio con la trascrizione di una sola delle portate servite durante questa indimenticabile serata. E' un primo, il primo primo. Ho trafugato il menu dell'occasione come prova inconfutabile dell'esperienza vissuta. Posso esibirlo a chi dovesse richiederlo.
Di seguito la trascrizione letterale.

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Primi

Il Risotto tostato al Porro e Grappa alle Mele, stufato con Bisque allo Zafferano, mantecato in salsa di Norvegese, Salmone e Zeste di Agrumi alla Clorofilla di Prezzemolo

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Per un po' abbiamo sperato ci fosse anche l'orchestrina di Fantozzi (quella che manda avanti l'orologio per correre all'altro cenone), ma ormai è più di moda la discoteca, e infatti alle 23:00 è iniziato l'inconfondibile: UNZ UNZ UNZ

10 gennaio, 2011

Sonno di una notte per niente estate

Si può senz'altro dire che le festività sono alle spalle (il che non è sempre una buona cosa).
Ne sono successe di cose in queste ultime due settimane. Meglio evitare le cronache mondiali e nazionali, o lo scoramento per come è iniziato storto anche questo 2011 non ci permetterà di arrivare integri al tramonto.
Il punto è che una notte, un giro di calendario, non cambia mai nulla.
Niente si modifica tra i 17 e i 18 anni, niente tra i 39 e i 40. Le cose che cambiano sono altre, sono i fatti, le esperienze, le curve della vita. Non importa il numero che riporta la pietra miliare sul ciglio.
Così andiamo avanti, tortuosamente se vogliamo evitare ostacoli e dirupi. Sapere fare lo slalom nella vita può risultare determinante.
Ho iniziato a sciare il 30 dicembre 2010. A quarant'anni suonati. Alla mia prima vacanza sulla neve.
Non può essere un caso che sempre nel 2010 abbia anche imparato a nuotare. Fa parte della mia evoluzione, di una di quelle curve. Svolte insignificanti per chiunque salvo che per me. Rimettersi in gioco e superare qualche paura appagando allo stesso tempo dei vecchi desideri è tonificante.
Ho scoperto che sciare mi piace, adoro seguire le gare di sci alpino da sempre, ora so che posso divertirmi anch'io venendo giù da una montagna. E' una cosa che rifarò, con maggiore determinazione di questa prima volta.
Tonificante era anche l'aria di questa mattina a Roma. Avendo prove con il gruppo questa sera, sono dovuto venire al lavoro in macchina. Il terrore di restare bloccato nel traffico mi ha spinto via da casa alle 6:30. Sono arrivato sotto l'ufficio alle 7.30 (tempo quasi da record). A quel punto non potevo far altro che dirigermi al bar per una dose di caffeina e l'aria era meravigliosa. L'aria di Roma! Lo so che è incredibile, ma ancora non puzzava di smog. La si poteva inalare a pieni polmoni, fresca, dolce e con quella sottotraccia umida della notte che evocava la primavera. Alzando gli occhi ho ammirato il cielo in cui grosse nuvole alte galleggiavano pigre e – solo per un attimo – mi è sembrato quasi piacevole, a posto, opportuno, essere lì per lavorare.
Poi il momento è passato, ho scrutato la strada prima di attraversare e mi sono infilato nella galleria squallida che conduce all'ingresso dell'altrettanto squallido palazzo dove sta il mio ufficio.
Mi attendono mesi confusi al lavoro, di cambiamenti che non necessariamente saranno buoni, ma stando a come intorno sembra che il brutto non cambi mai, che il peggio non abbia mai fine, allora accogliamo i cambiamenti con un pizzico di speranza.

Ho visto "Mille anni di buone preghiere", un buon film cinese.
E ho visto "Departures" – questo qualche tempo fa – ottimo film giapponese. Da far vedere ai bambini, tratta di morte, di come la si possa affrontare con rispetto, di come tutto possa essere affrontato con rispetto e di come questo cambi le cose, le prospettive e la stima che abbiamo per noi stessi.

E' un post senza senso questo, ma con tanto sonno dentro. Aspettare il terzo caffé avrebbe riordinato le idee, ma avrebbe tolto gran parte del piacere di scriverlo.