31 ottobre, 2011

Senso di colpa

Torno a occuparmi del blog dopo un incredibile numero di mesi, e lo faccio soltanto per verificare se ho pubblicato un numero tale di video da dovermi preoccupare dei gendarmi sotto casa.
Il senso di colpa dell'onesto. Come quando ti ferma una pattuglia della stradale e ti prende il panico anche se paghi assicurazione e bollo con ampio anticipo, se cambi le gomme prima che il battistrada sia fuori norma e fai bollini blu, revisioni, controllo dei fumi e pulizia dei tappetini con una scrupolosità pari a quella del mitico Furio di Carlo Verdone.
Passi qui dopo mesi e scopri che da un senso di colpa salti a un altro. Scopri che ci sono due persone, che non sono tuoi parenti né creditori, che ti seguono, avrebbero interesse a leggere quello che scrivi. Peccato che su questo blog non ci scrivi nulla. E non perché non desideri farlo. L'ho aperto apposta. Più semplicemente perché c'è sempre qualcosa che ti distoglie, ti occupa il tempo e la mente e lascia indietro un canale che andrebbe curato, almeno un po'.
Allora, ringrazio di cuore chi ha deciso di iscriversi, magari d'istinto, magari senza un vero motivo, magari per sbaglio e scrivo due righe su quello che mi sta succedendo. Oggi che sono in riposo aziendale forzato.

Sto scrivendo. Questa è la cosa più importante, almeno quella che dovrebbe esserlo in questo spazio internet che prende come nome lo pseudonimo che utilizzo. Ho iniziato da un paio di settimane la stesura del nuovo romanzo. Sì, quello che ho già smontato almeno tre volte (senza contare i tentativi abortiti che ho dimenticato). Stavolta il cavo d'acciaio che collega le due pareti che danno sul precipizio è stato fissato, mi sono appeso e sto, metro dopo metro, avanzando. Può sembrare un'immagine terribile, esagerata, ma la ritengo calzante. Ho bisogno che il cavo sia fissato dall'altra parte quando mi accingo a scrivere qualcosa di lungo e impegnativo. Ed è l'unica cosa di cui ho veramente bisogno. Il resto è un baratro sotto i piedi. Un percorso avventuroso. Posso contare solo sulla forza delle mie mani e sulla dose di tenacia di cui sono in possesso. Sono sospeso con le gambe penzolanti, esposto ai venti e alle intemperie, alle sorprese che la valle sottostante mi riserverà. L'unica cosa che conosco è il punto di fissaggio sull'altra parete. Spero di arrivarci integro, conto di arrivarci presto. Ma sarà divertente oscillare nell'avanzamento.

Sto andando al cinema. Di recente ho visto: Carnage di Polanski, This must be the place di Sorrentino e La pelle che abito di Almodovar. Sensazioni altalenanti. Almodovar decisamente toppato. Buon soggetto, pessima regia. Chissà in mano a Cronenberg o a Fincher...

Sto leggendo: Cane mangia cane di Bunker e Tutto quel nero di Cristiana Astori.
Bellissimo finora il primo, intrigante e ben scritto il secondo.

Sto ascoltando musica. In questo momento jazz, ma spesso è così quando sono davanti al computer a scrivere.

Ho comprato una nuova cuccia per il cane. La meritava e apprezzerà il posizionamento sotto la finestra della cucina. Visto che non si schioda mai di lì e che a breve farà molto freddo, potersi riparare senza allontanarsi dovrebbe rendergli l'inverno meno difficile. Alla sua veneranda età (calcolate 14x7), certe comodità fanno la differenza.

Ora passo a Scrivener e butto giù qualche riga, magari qualche pagina.

Un caro saluto ai due lettori. Sì, proprio a voi, avete una pazienza...


PS: curiosa coincidenza che la data di questo post sia un omaggio involontario anche al blog di uno dei due lettori!