18 ottobre, 2016

Radio Elettra, Wilson Wilson e Italo il criceto

Ho un criceto. Vive nella sua gabbietta. Corre nella ruota gran parte del tempo, ama farlo guardando la TV. È un appassionato di Forum e Pomeriggio 5. Quando non corre, sgranocchia qualcosa, defeca o dorme. Il giorno successivo, stropicciati gli occhietti neri, entra di nuovo nella ruota e inizia da capo. L'importante è che non gli si spenga la TV. Mi costa più di corrente che di mangime.
L'ho osservato per qualche settimana, prima di scegliere un nome. Ma le sue routine sono talmente stabili, i suoi gusti così radicati, che non potevo che chiamarlo Italo. Pensateci, è il nome giusto per chi fa la vita da criceto.
Mi sta aiutando a scrivere questo post, vi dirò alla fine come. Me l'ha suggerito il cane.

Ho cominciato a interessarmi del referendum qualche tempo fa. Non so ancora se andrò vestito elegante o casual. Forse elegante mi si noterebbe di più, ma dipende anche dal meteo. Comunque avevo preparato due mise e un ombrello, ma in seguito ho fatto scelte diverse.
Per la raccolta informazioni sul referendum ho tentato un approccio graduale. Innanzitutto lo spot istituzionale, ma ho avuto una sensazione bizzarra, come se mi stessero fornendo informazioni parziali, troppo vaghe. E mi sono detto: "Strumm, questo spot non basta!" Anche perché, dovendo giustificare un'uscita in giacca e salama, non posso essere impreparato.
Allora, mi sono rimboccato le maniche, ho indossato la muta, la bombola e il boccaglio e mi sono tuffato nel web.
Ah, nel web c'è più assortimento di opinioni che razze di pesci lungo la grande barriera corallina. Orde di sostenitori del "NO" (compresi quotidiani completamente schierati), orde di sostenitori del "Sì" (compreso parte di un parlamento eletto con legge giudicata anticostituzionale, e un premier non eletto che alterna personalizzazioni e spersonalizzazioni con la disinvoltura con cui Rocco cambia partner sul set).
E mi sono detto: "Strumm, queste posizioni non bastano!", e anche Rocco è sembrato d'accordo.
Così ho cercato analisi più fredde (anche se qualcuna tradiva un malcelato grado di simpatia per uno dei due schieramenti) e più o meno dettagliate .
Infine, ho tratto qualche considerazione rapida (alcune riprese di recente anche da Luca Telese, che mi sta simpatico più o meno come un istrice infilato nell'uretra).
1) qui si cambia la costituzione, superando (un verbo che evoca l'evoluzione) il bicameralismo perfetto, ma non si chiarisce da subito come si eleggono i parlamentari. Sanno anche gli acari del mio letto che l'Italicum sarà da modificare, perché cadrà sotto la scure della corte costituzionale (probabilmente già il 5 dicembre). Ma non si potrebbe prima mettere a posto la legge elettorale? farne una che per una volta sia rispettosa della costituzione? mah...
2) si manda al Senato un gruppo di individui selezionati arbitrariamente e non eletti, che hanno già incarichi territoriali (al di là dell'onerosità dei compiti, viene da chiedersi quanto male riusciranno a fare l'una e l'altra cosa)
3) i compiti di questo Senato (delle regioni?), se non ho capito male — ma su questo aspetto ci torno dopo — non avranno possibilità alcuna di incidere su temi regionali.
Eh??? "file not found" - "fatal error" - "not enough data" - "the system will reboot in 60 seconds"
4) il presidente della repubblica non può sciogliere le camere. E neanche ristrutturarle, neanche la classica rinfrescata che si dà a primavera (perdendo quindi anche gli sgravi fiscali)
5) alcuni dello schieramento del Sì, sottolineano che la semplificazione permetterà una più semplice approvazione delle leggi, perché siamo lenti. Non mi quadra e non mi interessa: in Italia i numeri, non io, dicono che di leggi ne passano mille-mila. La questione è quante di queste leggi siano degne di passare. O è un vantaggio per il PIL, o del numero delle leggi, onestamente, me ne frega quanto di un raffreddore di una zanzara eremita in Perù.
6) tra le varie ed eventuali (perché questo non ha la pretesa di essere un post di approfondimento politico, né tantomeno di orientamento al voto, c'è un'affermazione che ciclicamente viene ripresa da molti dei sostenitori del Sì. In sostanza ammettono che si potrebbe fare meglio, ma che almeno si muove qualcosa, si cambia.
Ma siamo sicuri che sia sufficiente? È come avere mezza macchina già oltre l'orlo del precipizio, dondolante, e fregarsene se uno spostamento sia verso il baratro o verso la strada. A me sembra un po' deboluccio come argomento. Ma vogliamo capire dove diamine stiamo andando?

Passiamo ad altro.

Per gli ignoranti come me, il CNEL e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro. In pratica dovrebbe dare pareri e promuovere attività legislativa su materia economica e sociale. Incide come il quattro di cuori quando si gioca a Subbuteo. L'hanno messo dentro, perché se lo sono ricordato o per dire che tagliano i costi. Non l'hanno abolito in altre occasioni perché è inserito nella costituzione e quindi va abolito con modifica costituzionale. In 50 anni (è stato creato nel 1957) ha avanzato proposte per solo 14 leggi, mai discusse in parlamento. Costa al massimo 20 milioni di euro l'anno (i soldi della benza per l'aereo del premier), meno del barbiere del Senato. Mai cagato da nessuno. Pace, non pensateci più.

Ma ora, dopo il caffé, passiamo all'articolo 70. Il famigerato mutante della costituzione 2.0.

Ecco, io sono un uomo qualunque, l'omino della strada. Ho letto quello attualmente in vigore, che — dovete perdonarmi — riporto integralmente di seguito: 

La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.

Poi ho letto, riletto, scomposto, analizzato il nuovo (che non riporto integralmente per non mandare in crash Internet).
Dopo una dozzina di riletture, io sono sempre un uomo di mezzi modesti, non riuscendo a capire con esattezza il senso di certi passaggi e, soprattutto le implicazioni dirette e indirette, temendo di essere io il problema, mi sono testato con una versione polacca dell'Ulisse di Joyce. In particolare ho letto, mentre ascoltavo in cuffia i Gorgoroth e tessevo un elegante centrino all'uncinetto, il monologo di Molly Bloom.
Ebbene, è filato via liscio come Zanardi. Un razzo, una lippa.

Allora sono tornato all'articolo 70, e di nuovo sono andato in "out of memory".
Ho provato a leggerlo ad alta voce, ma sembravo De Boer che imitava Dan Peterson mentre impersonava Don Lurio in una tragedia scritta da Luca Giurato.
Ho avuto delle terribili coliche renali, il naso che sanguinava e ho deciso di cavarmi gli occhi con un cucchiaio. Wilson, Wilson!
Come una novella Santa Lucia, li ho depositati nel piatto. 

A quel punto ho capito che l'omino della strada (almeno del mio livello infimo) non è probabilmente in grado di percepire il disegno complessivo di questa riforma, in cui hanno anche infilato roba che non c'entra nulla con la questione del bicameralismo. Oltre al già citato CNEL (ma si è colta l'occasione e incide poco), riformano anche il titolo V, che riguarda le competenze delle autonomie locali e soprattutto le risorse finanziarie. Insomma, un vero ginepraio.
Così, con l'aiuto del cane, ho composto il numero verde di Scuola Radio Elettra e mi sono iscritto a un corso per corrispondenza per costituzionalisti 2.0 che si concluderà il 2 dicembre, giusto in tempo per il voto. Il docente è Fabrizio Corona, con il supporto di Di Maio per i passaggi più intricati.

Con tutta probabilità mi accompagnerà Graziano Pellè, che tornerà dalla Cina solo per il referendum (che ormai in nazionale si è bruciato). Io indosserò un completo alla Bocelli, con occhiali prestati da Stevie Wonder e arriverò sulla Peugeot di Ray Charles guidata da Alex.

Il cane quando ha visto che mi sono cavato gli occhi, ha perso la pazienza. Mi ha detto: "Stronzo, tu non sei qualificato per il referendum, ma io non ho fatto il corso da cane guida. Ora, il tuo post idiota te lo scrive Italo. Dettalo a lui, così smette di guardare Barbara D'Urso per una manciata di minuti".
"E tu che fai?" gli ho chiesto.
"Ti ho ordinato una ruota per criceti formato gigante su Amazon, così mentre faccio il corso da cane guida, ti tieni in esercizio senza farti male".

Quindi ha chiamato anche lui il numero verde di Scuola Radio Elettra, ma lui non fa il corso per corrispondenza. Ha preferito un mese in un agriturismo di Anguillara. Ha sentito dire che lì ci si diverte un casino.

05 ottobre, 2016

Qualcuno mi dia la forza, oppure che lo si muoia ora

Chi mi conosce fuori da questo pentolone digitale, sa che sono un tipo tenace e perseverante. Sa anche che mi sono da poco lasciato alle spalle un brutto momento, roba de preoccupazioni, rogne, 'nsomma mejo nun pensacce.
Dovrei avere energia da vendere, entusiasmo e speranza. E ne avevo un pizzico di più stamattina, quando — ancora infilato in mezzo al traffico — venivo raggiunto da un breaking news incoraggiante:
"Ndrondrone is gone".
In realtà la vecchiaia mi ha dotato di quella prudenza (come diceva Totò: "La prudentia non è mai troppo") necessaria per non farmi abbindolare dai titoloni.
Sapevo già che Ndrondrone was not gone, not yet at least. Forse è sulla strada, ma uno è gone quando è gone, non un istante prima.
Esso (oggi mi sento di riconoscergli solo questo come pronome) sembra stia per congedarsi in modo definitivo da questo luogo. I dettagli mi interessano poco, anche se esso li sbandiera ai quattro venti, con la stessa eleganza con cui si espongono in pubblico un paio di slip sgommati.
Quando sono arrivato era al suo posto: cioè a zonzo per i corridoi, col testone ciondolante e le immancabili scarpe dal fondo di tek, rumorose quel tanto che basta a rompere il cazzo.
Ho agganciato il portatile e, in compagnia dello strillone di giornata e di un altro gaudente collega, mi sono diretto al bar per il caffè.
Mi hanno ragguagliato sulle novità. Sembra sia fatta. Ma come dicevo è fatta solo quando è fatta. Specie con un materiale instabile come il Ndrondrone, altro che nitroglicerina.
Siamo tornati dal bar placidi, quasi sereni. Entrando nel pollaio, lo strillone e io, stavamo concludendo un discorso mentre prendevamo posto l'uno di fronte all'altro ed esso, dalla sua dimensione parallela, con fare piccato e risentito ci ha subito apostrofato:
"Scusate, ma devo fare ventimila cose, se potete smetterla di parlare".
Noi subito, mentre l'adrenalina mi si riversava a litri in giro, abbiamo risposto: "Ci mancherebbe. Ma certo". 
Nel frattempo esso sovrapponeva un: "Ricordatevi che questo è un ufficio!"
Al che io, che stavo già trasformandomi in un Klingon, controllando al massimo il tono: "Certo, poi, se ce lo chiedi tu".
Forse ha colto una lievissima nota ironica nella mia risposta. Forse eh, non se sono convinto. E allora mi ha risposto: "Strumm, c'è qualche problema?", stile vediamoci all'uscita di scuola che facciamo a botte.
Ho contato fino a un miliardo in una frazione di secondo, battendo la capacità computazionale di parecchi compiuter moderni, quindi — con l'aplomb di un lord inglese — ho specificato:
"Nessun problema. Se hai letto dell'ironia nella mia risposta, ti sei sbagliato". Ho evitato di ricordargli che è un ufficio anche quando porta il trapano a batteria, grugnisce, si addormenta e russa e fa avanti e indietro come se fosse il lungomare Caracciolo, urla in polacco in telefonate probabilmente non lavorative, la lista è infinita, ma io ho evitato di ricordarglielo. Perché ho passato un brutto momento e oggi volevo sentirmi un brav'uomo da "like"  e cuoricini sulla pagina personale.
Poi sono andato al bagno e ho espulso ettolitri di urea con concentrazione di adrenalina al 98%.
Ho recitato il calendario di Frate Indovino avanti, indietro e a sbalzi un paio di volte.
Ho sperato che Andreotti mi comparisse come la madonna di Medjugorje e mi rassicurasse con un bacio.
Sono tornato in stanza con le pulsazioni a 22, pronto a riprendere posto, ma il mio sguardo ha incrociato i bassorilievi da esso abbandonati da mesi sui nostri armadietti (vedi foto) e una nuova scarica di adrenalina mi si è riversata nelle palle. 

Ndrondrone things

Qualcuno mi dia la forza, dico sul serio, perché tutti gli accordi del mondo e la fretta di questa azienda potrebbe non bastare a proteggerlo da morte violenta.
Che qualcuno mi aiuti in uno di questi tre modi:
1) mi dia la forza
2) lo faccia uscire ora, per sempre
3) lo muoia, al mio posto

Grazie.

PS: le sue ventimila cose si erano esaurite nel giro di un paio di telefonate, dopodiché ha ripreso a fare il cazzo di niente tutta la mattina. Entrando e uscendo con una frequenza e perseveranza che neanche il Rocco nazionale può pensare di imitare.