Chi mi conosce fuori da questo pentolone digitale, sa che sono un tipo tenace e perseverante. Sa anche che mi sono da poco lasciato alle spalle un brutto momento, roba de preoccupazioni, rogne, 'nsomma mejo nun pensacce.
Dovrei avere energia da vendere, entusiasmo e speranza. E ne avevo un pizzico di più stamattina, quando — ancora infilato in mezzo al traffico — venivo raggiunto da un breaking news incoraggiante:
"Ndrondrone is gone".
In realtà la vecchiaia mi ha dotato di quella prudenza (come diceva Totò: "La prudentia non è mai troppo") necessaria per non farmi abbindolare dai titoloni.
Sapevo già che Ndrondrone was not gone, not yet at least. Forse è sulla strada, ma uno è gone quando è gone, non un istante prima.
Esso (oggi mi sento di riconoscergli solo questo come pronome) sembra stia per congedarsi in modo definitivo da questo luogo. I dettagli mi interessano poco, anche se esso li sbandiera ai quattro venti, con la stessa eleganza con cui si espongono in pubblico un paio di slip sgommati.
Quando sono arrivato era al suo posto: cioè a zonzo per i corridoi, col testone ciondolante e le immancabili scarpe dal fondo di tek, rumorose quel tanto che basta a rompere il cazzo.
Ho agganciato il portatile e, in compagnia dello strillone di giornata e di un altro gaudente collega, mi sono diretto al bar per il caffè.
Mi hanno ragguagliato sulle novità. Sembra sia fatta. Ma come dicevo è fatta solo quando è fatta. Specie con un materiale instabile come il Ndrondrone, altro che nitroglicerina.
Siamo tornati dal bar placidi, quasi sereni. Entrando nel pollaio, lo strillone e io, stavamo concludendo un discorso mentre prendevamo posto l'uno di fronte all'altro ed esso, dalla sua dimensione parallela, con fare piccato e risentito ci ha subito apostrofato:
"Scusate, ma devo fare ventimila cose, se potete smetterla di parlare".
Noi subito, mentre l'adrenalina mi si riversava a litri in giro, abbiamo risposto: "Ci mancherebbe. Ma certo".
Nel frattempo esso sovrapponeva un: "Ricordatevi che questo è un ufficio!"
Al che io, che stavo già trasformandomi in un Klingon, controllando al massimo il tono: "Certo, poi, se ce lo chiedi tu".
Forse ha colto una lievissima nota ironica nella mia risposta. Forse eh, non se sono convinto. E allora mi ha risposto: "Strumm, c'è qualche problema?", stile vediamoci all'uscita di scuola che facciamo a botte.
Ho contato fino a un miliardo in una frazione di secondo, battendo la capacità computazionale di parecchi compiuter moderni, quindi — con l'aplomb di un lord inglese — ho specificato:
"Nessun problema. Se hai letto dell'ironia nella mia risposta, ti sei sbagliato". Ho evitato di ricordargli che è un ufficio anche quando porta il trapano a batteria, grugnisce, si addormenta e russa e fa avanti e indietro come se fosse il lungomare Caracciolo, urla in polacco in telefonate probabilmente non lavorative, la lista è infinita, ma io ho evitato di ricordarglielo. Perché ho passato un brutto momento e oggi volevo sentirmi un brav'uomo da "like" e cuoricini sulla pagina personale.
Poi sono andato al bagno e ho espulso ettolitri di urea con concentrazione di adrenalina al 98%.
Ho recitato il calendario di Frate Indovino avanti, indietro e a sbalzi un paio di volte.
Ho sperato che Andreotti mi comparisse come la madonna di Medjugorje e mi rassicurasse con un bacio.
Sono tornato in stanza con le pulsazioni a 22, pronto a riprendere posto, ma il mio sguardo ha incrociato i bassorilievi da esso abbandonati da mesi sui nostri armadietti (vedi foto) e una nuova scarica di adrenalina mi si è riversata nelle palle.
Qualcuno mi dia la forza, dico sul serio, perché tutti gli accordi del mondo e la fretta di questa azienda potrebbe non bastare a proteggerlo da morte violenta.
Che qualcuno mi aiuti in uno di questi tre modi:
1) mi dia la forza
2) lo faccia uscire ora, per sempre
3) lo muoia, al mio posto
Grazie.
PS: le sue ventimila cose si erano esaurite nel giro di un paio di telefonate, dopodiché ha ripreso a fare il cazzo di niente tutta la mattina. Entrando e uscendo con una frequenza e perseveranza che neanche il Rocco nazionale può pensare di imitare.
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