21 dicembre, 2011

Riflessioni natalizie e lo tsunami alle porte

L'articolo 8 della tanto vituperata Costituzione recita quanto segue:

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.


Fate attenzione a non cadere nella trappola sottesa dal primo comma: si stabilisce un'eguaglianza riferita alla libertà, non un'eguaglianza assoluta dinanzi alla legge.
Questo cavillo costituzionale ha permesso e permette allo stato di determinare come trattare ciascun culto, in base alla convenienza territoriale, al suo radicamento o a qualsiasi altro criterio che di volta in volta torni utile.
Ma al di là di ogni distinguo, laddove il culto non determini un'offesa al costume, alla morale o implichi una violazione di una legge, il culto è libero.
Risulta piuttosto evidente a tutti che, al di là della fede di appartenenza, in uno stato laico, tali distinzioni non devono esistere. Se il professare una fede è libero, e quindi si rigetta qualsiasi criterio discriminatorio, non può essere lo stato stesso a tracciare confini, agevolare l'uno o l'altro credo secondo convenienza storica o politica. Eppure è così.
E la recente querelle legata ai privilegi della Chiesa Cattolica, per esempio in ambito fiscale, è solo la punta dell'iceberg. Nutro la convinzione che, come per molti altri aspetti discutibili di questa nazione, l'occhio critico e sempre meno tollerante del popolo di Internet (composto in prevalenza dalle nuove generazioni) dilagherà nel volgere di pochissimo tempo. Basta guardarsi indietro di tre o quattro anni per rendersi conto di quanto lo scenario attuale sia andato oltre ogni più ardita previsione. L'influenza che le opinioni coagulate in rete stanno avendo è in ascesa rapidissima. Le cose stanno cambiando in modo fulmineo e le nuove generazioni sono quelle che inevitabilmente invaderanno i posti di comando del futuro. L'elite reazionaria (su qualsiasi piano la si intenda) dovrà arrendersi ai numeri, perché ciò che viene dal basso è come l'acqua: prima o poi una via d'uscita la trova. E come l'acqua, tanto più stretta sarà la fessura attraverso la quale filtrare, tanto più violento sarà il getto e devastante l'inondazione.
Le iniquità e i privilegi resistono quando il benessere è distribuito a sufficienza, quando la pancia è piena e allora si tollera anche qualche differenza di troppo. Oggi la tavola è spoglia, il banchetto ridotto, anche queste festività hanno un gusto dimesso. La fame (o la necessità) aguzzano la vista e l'ingegno, alimentano il rancore e sottolineano i contrasti.

Io, nel mio piccolo, suggerisco una piccola modifica costituzionale. Il primo comma dell'articolo 8 dovrebbe diventare:
Tutte le confessioni religiose sono libere ed eguali davanti alla legge.

Non sarebbe male rimuovere anche il secondo comma dell'articolo 7 che delega i rapporti tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica a quanto contenuto nei Patti Lateranensi.
Perché se il culto è libero io posso, senza violare alcuna legge, dedicarmi a qualunque fede e non sentirmi discriminato, sminuito, emarginato.
E per la questione dell'ICI, togliamo ogni privilegio anche ai luoghi di culto, per ogni religione. È un atto di civiltà e un bene che facciamo anche alla Chiesa (di qualunque tipo essa sia). È un modo per obbligarli a recuperare la credibilità perduta nella ingiustificabile rincorsa alla stabilità o prosperità economica. Non c'è niente di religioso nel potere economico (escludo dal discorso Zio Paperone e Rockerduck, loro vivono per un nichelino). Le chiese devono ritrovare le loro origini che nulla hanno a che vedere con il denaro e con i privilegi materiali.

Ecco, Babbo Natale, tu che non esisti se non nella genialità di un pubblicitario americano degli anni '30 che trovò la sintesi nel tuo allegro costume rosso, regala un po' di buon senso a quei fossili che ancora si illudono che le cose non cambieranno mai: qui, se non cominciano a scendere tutti sulla terra, abbandonando i loro scranni rialzati e comprendendo che l'acqua sta già premendo forte dietro il muro, rischiamo di non vederlo natale 2012. E i maya non hanno niente a che fare con questa fine del mondo.

Nessun commento: