07 settembre, 2016

L'orizzonte degli eventi e il crepaccio della contessa Elvira

Mi sa che ho messo un piede oltre, non riesco più a vederlo. Meglio così, soffriva di fascite plantare. Devo ammettere di nutrire da molto tempo il sospetto di essere vittima di un campo gravitazionale infinito, una singolarità spaziotemporale classica. Non sapevo ancora se fosse coperta da orizzonte degli eventi o fosse nuda. Avendo fatto il passo più lungo della gamba e avendo perso di vista il piede, posso affermare con certezza la presenza dell'orizzonte degli eventi. 
Sospetto che la mia coscienza risiedesse là in fondo, non si spiegherebbe altrimenti il no-sense che continuo a sperimentare ogni giorno. Sì, sì, devo aver ragionato sempre coi piedi, anzi, col piede. Il mio piede destro (da non confondere col film, 'ché quello era il piede sinistro).
Dopo il piacevole "Concerto per trapano ben temperato" di ieri — critiche entusiastiche a cinque stelle hanno inondato la rete spazzando via le polemiche politiche dell'urbe (anch'essa a cinque stelle) — stamattina il collega di cui lo strabuzzo d'occhi di ieri, ha invitato al bar i pochi polli presenti di buon'ora nel pollaio. In un mondo ideale il suo invito avrebbe coinciso col punto della sinusoide in cui Ndrondrone è lontanto dall'aia. Ma esiste Murphy con tutte le sue certezze, e questo significa — ça va sans dire — che il capoccione dondolante si è aggregato alla truppa.
Essendo il quarantesimo compleanno del nostro collega (di nuovo auguri e uno solo di questi giorni ancora nel pollaio) offriva lui, ma Ndrondrone, sbragato sulla sedia, se ne è voluto assicurare prima di concederci l'onore dell'accompagno. "Eh eh, paghi te: allora auguri!"
Poi mentre zigzagava lungo il tragitto, con me rigorosamente alle spalle per non essere investito, cercava di introdursi in qualunque conversazione nascesse.
Non ricordo con esattezza chi o cosa abbia aperto l'argomento pazienza e tolleranza, ero troppo concentrato a evitare le sue calcagna dalle traiettorie imprevedibili (neanche fossi Sébastien Loeb senza navigatore), ma d'un tratto le mie orecchie hanno udito cose da teatro dell'assurdo (Beckett e Ionesco ce spicciano casa), cose che non avrebbe potuto immaginare neanche Roy Batty (e lui di cose ne aveva viste). Qualcuno, alla presenza del nostro esimio responsabile, gli faceva notare amabilmente e senza traccia alcuna di acrimonia, che di pazienza e tolleranza nel pollaio diamo ampia dimostrazione ogni giorno. Io tacevo ed evitavo ostacoli.
A questa affermazione lui replicava con tono da lasopiùlungaio, "Voi? E io? Ricordati che è tutto relativo nella vita. Se tu sei paziente e tollerante con me, lo sono anch'io, neanche immagini quanto".
All'obiezione pacata che forse il bilancio non è così in equilibrio, lui insisteva, anche un filo piccato.
Ho cominciato a sentire la palpebra vibrare e un poderoso tridimensionale ruggito risalirmi la laringe. Avrei snudato le zanne e scuoiato il suo grugno dallo sguardo bovino con un unico assordante GROWL, ma ancora una volta il terrificante strato culturale che mi sorregge mi ha trattenuto.
Il responsabile, assente ieri mentre un Lerua Merlen era stato improvvisato tra le scrivanie, in un momento di quiete mi ha chiesto lumi, subodorando fosse successo qualcosa di recente. Gli ho detto "Roba de trapani a batteria, lassa sta".
Gli ho chiesto se si possa organizzare un po' di room rotation, come l'affidamento condiviso: 3 anni a noi (già fatti), dieci anni a qualcun altro e così via... Ha sorriso amaro togliendomi anche l'ultima speranza.
Qualche giorno fa, in uno dei tanti fiumi di cazzate che vomita nelle orecchie di chiunque gli conceda un minimo di ascolto, aveva esclamato, sempre ridacchiando: "Perché io so' un uomo pericoloso".
Credo intendesse dire: "Sono un uomo in pericolo". Sì, sì, sicuramente intendeva in pericolo.
Perché lui è un uomo in pericolo, senza alcun dubbio lo è ogni minuto di più.
Qui è pronto l'orizzonte degli eventi e, come diceva il conte Alfonso Pasti, rimembrando la fine della contessa Elvira, finita nel crepaccio. "Il crepaccio. Sparisti nel crepaccio. Ma come sparisti nel crepaccio? Perché? Ma chi t'ha dato la spinta?"


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