09 dicembre, 2015

Un POSt in economia

Il papà di Luigino va dal fruttivendolo e compra una mela (è tempo di crisi), non avendo moneta contante con sé (nonostante il tetto sia stato innalzato a tremila euro), come indicato nella legge di Stabilità, estrae il suo bel bancomat e lo porge al fruttivendolo.
«Sono 5,50 euro» gli dice affabile il venditore porgendogli il dispositivo per l'inserimento del PIN.
«!@XXX/?^!!!§*éLç» esclama a gran voce il papà di Luigino. Poi, più pacatamente: «Ma è solo una mela. Di cosa è fatta, oro massiccio?»
«No, è agricoltura tradizionale, neanche biologica. Sa, il pagamento con il POS ha indotto un leggerissimo ritocco dei prezzi. Ci sono le commissioni a nostro carico...»
«A nostro carico, vorrà dire!»
Il fruttivendolo assume un'espressione d'indifferenza e Luigino oggi mangia una pera del giorno prima (prima della legge di stabilità).

Perché tutto questo?
Io, che non sono un economista, mi sono fatto il classico conto della serva (come diceva sempre Totò "La serva serve").
Di recente è sempre più attuale la parola "deflazione". Sta diventando un termine glam, virale come il già accantonato "spread".
La deflazione è l'opposto dell'inflazione.

La deflazione è, in macroeconomia, una diminuzione del livello generale dei prezzi (fonte wikipedia).

Il problema non risiede tanto nel fatto in sé, ma nel peccato più grave che consente di considerare tra le voci previsionali del bilancio di una nazione il tasso di inflazione e su di esso basarci, insieme a mille altri parametri, la stima del PIL.
Così, se per ipotesi si entra in deflazione, il PIL stimato rischia di non essere raggiunto, con inevitabili ripercussioni e conseguente esigenza di correzione (tagli, tasse, etc.).
In sostanza, se i prezzi diminuiscono, bisogna fargli rialzare. Pazzesco eh? Già.
Di metodi ce ne sono infiniti, ma quello escogitato dai nostri geni del male è al tempo stesso efficace e, perché no, anche favorevole alle banche.
L'imposizione dell'utilizzo del POS per qualsiasi importo di spesa, produrrà più commissioni.
Sì, le associazioni dei commercianti hanno subito contestato, ma si fa presto a prevedere dove finiranno le commissioni sul prezzo di un caffè... Voi che dite?
Con buone probabilità saranno inserite, assieme alla carota (e non al posto), nella tasca anatomica anche di quegli ortolani che continueranno a pagare il caffè con i contanti.
Ci sarà un rimbalzo dei prezzi che contrasteranno il tanto fastidioso fenomeno della deflazione e la banche (così tartassate dai governi marxisti-leninisti degli ultimi decenni) avranno un piccolo favore, anche per quei tremila euro in contanti.
Ah per i tremila euro ho già individuato due applicazioni perfette (una delle quali decisamente illegale) nella vita quotidiana. Non appena trovo il modo di esporlo in modo potabile, vi passo la dritta.

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